La causa principale è un trauma, una forte botta accidentale causata da una caduta, un incidente, oppure durante l’attività sportiva praticando sport di contatto o pericolosi senza l’utilizzo di dispositivi di protezione.
I bambini sono quelli più soggetti ai traumi dentali, fortunatamente in molti dei casi i denti coinvolti sono quelli decidui (fino agli 8 anni circa).
Se il trauma scheggia solamente il dente il dentista può decidere se semplicemente smussare la parte fratturata, in modo che non tagli e provochi lesioni alle labbra o alla lingua, oppure ricostruire la parte scheggiata.
Diverso se la frattura è più estesa e coinvolge la polpa del dente (la parte vitale). In questo senso il dolore può essere forte e si deve intervenire con una cura adeguata.Per capire l’intervento da fare servono accertamenti diagnostici ed in caso di denti decidui l’estrazione può essere la soluzione più idonea.
In caso la frattura coinvolga denti permanenti, si deve valutare l’entità della stessa. Anche in questo caso se è minima e non ci sono esigenze estetiche particolari è possibile smussare la parte fatturata in modo che non “tagli” i tessuti che vengono in contatto con la superficie del dente fratturato.
Per ricostruire la parte fratturata le soluzioni possono essere varie e la scelta è sulla base delle esigenze del paziente e della situazione clinica. Sintetizzando, le soluzioni possono essere cliniche, ricostruendo la parte mancante direttamente con materiale estetico oppure protesiche, attraverso faccette in materiale composito o ceramico oppure con corona.
Tratto dal 64° numero della newsletter del progetto Network ANDI
Da sempre gli zuccheri sono considerati i nemici numero uno dei nostri denti, ma in realtà con il termine zuccheri si devono intendere molte sostanze. A fare il punto un articolo pubblicato da OH – ONE HEALTH, Società che riunisce professionalità medico-sanitarie dei settori medicina, odontoiatria, medicina veterinaria, psicologia e pediatria con lo scopo primario di tutelare la salute e il benessere dell’uomo, con iniziative mirate alla correzione degli stili di vita errati. Le correlazioni tra consumo di zuccheri liberi e danni alla nostra salute sono note e vanno dalla carie all’obesità, a malattie croniche come il diabete e quelle cardiovascolari. Per zuccheri liberi si intendono Glucosio, Fruttosio, Galattosio, Saccarosio, Lattosio, Maltosio, Trealosio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di limitare il consumo di zuccheri-liberi ad un massimo di 5-7 cucchiaini di zucchero al giorno, ma attenzione che in questa quantità vanno considerati gli zuccheri già presenti negli alimenti che consumiamo. Gli zuccheri “buoni”, o almeno quelli non cariogeni, sono invece quelli alcolici e devono questa loro proprietà all’inattaccabilità dai batteri orali con conseguente mancata formazione di acidi, primi responsabili della carie; in particolare poi, Xilitolo e Eritritolo sono considerati anti-cariogeni in quanto sembrano in grado di ridurre la formazione della placca dentale ed il conseguente rischio di carie. Gli Zuccheri-alcoolici costituiscono un’opzione importante in quanto hanno un gusto simile agli Zuccheri-liberi, ma contenuti calorici di molto inferiori, che aiutano a contenere l’aumento di peso corporeo. Le calorie liberate dal Saccarosio sono venti volte superiori a quelle dell’Eritritolo e circa il doppio di quelle dello Xilitolo. La diffusione degli alimenti dolcificati con Zuccheri-alcoolici è molto vasta: barrette, prodotti da forno, pasticceria, wafers, snacks, pane e fette biscottate, creme spalmabili, caramelle e chewing-gums possono infatti contenere Zuccheri-alcolici o loro miscele con altri dolcificanti naturali o sintetici ed essere quindi impiegati in sostituzione degli altri zuccheri. Il ricorso ad una ragionevole quantità di Zuccheri-alcoolici in sostituzione di una parte degli Zuccheri-liberi contenuti negli alimenti della dieta, quindi, costituirebbe certamente una valenza a favore della salute generale ed orale in particolare.
Tratto dal 60° numero della newsletter del progetto Network ANDI
I batteri in bocca utilizzano i carboidrati per nutrirsi, quindi se si riduce il consumo degli zuccheri e di altre fonti di carboidrati semplici facilmente fermentabili, si riduce il rischio carie. Limitiamo la quota di zuccheri nella dieta leggendo le etichette alimentari per determinare la quantità di zucchero presente.
Tratto dal 60° numero della newsletter del progetto Network ANDI
Il bruxismo, questo il nome dell’abitudine di stringere e digrignare i denti (cioè farli strisciare gli uni contro gli altri), si manifesta per lo più di notte in particolari periodi di stress e tensione, ma anche alcuni comportamenti a rischio come l’utilizzo di alcol e droghe posso favorirne l’insorgenza. Spesso chi ne soffre non se ne rende conto.
I danni sono provocati dalla frequente sfregatura delle arcate dentarie una contro l’altra e possono essere anche molto seri e con il tempo, danneggiare lo smalto dei denti (favorendo la carie) o nei casi più gravi provocare fratture e danni parodontali.
Le strutture coinvolte sono i denti, le ossa mascellari, le gengive, i muscoli della masticazione e le articolazioni temporomandibolari. Digrignare i denti comporta una notevole usura. Se invece prevale l’atto di stringerli forte tra loro, l’usura sarà minore ma si formeranno piccole infrazioni dello smalto, fessure o spaccature dovute alla pressione esercitata e danni muscolari.
Queste le conseguenze del bruxismo: fratture o scheggiature dei denti naturali ma anche di quelli protesizzati, la perdita di otturazioni e la decementazione di capsule o ponti.
Ma quali sono i rimedi?
Il bite, un dispositivo medico su misura realizzato dal dentista, può proteggere i denti durante la notte. Indossato sui denti evita che questi entrino in contatto diretto evitandone in questo modo l’usura.
Si tratta però di un dispositivo che deve essere fatto su misura e costantemente controllato dal dentista. In caso contrario un bite erroneamente realizzato e non ottimizzato in bocca può provocare dolori e seri problemi alla masticazione.
Tratto dal 52° numero della newsletter del progetto Network ANDI
ARVE Error: Mode: lazyload not available (ARVE Pro not active?), switching to normal modeLe patatine, amate da tutti, sono ricche di amido che tende a rimanere intrappolato tra i denti provocando problemi alle gengive e favorendo l’accumulo di placca.
Tratto dal 60° numero della newsletter del progetto Network ANDI